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In un’altra epoca sarei nata strega!

In questa parentesi autunnale prima dell’inizio del countdown prenatalizio, c’è chi come me si gode il mese delle zucche e si prepara a festeggiare la notte streghe.

Così colgo l’occasione per documentarmi meglio su questa figura così chiacchierata, narrata, raffigurata in tutte le storie e romanzi della letteratura di ogni epoca, mille e mille volte reinterpretata, come befana o in versione pin up… Non c’è dubbio che la figura della strega in qualche modo eserciti su di noi un fascino secolare.



Dal vocabolario Treccani si legge:

stréga s. f. [lat. strǐga, der. (come variante pop.) di strix -igis «civetta»]. – 1. a. Secondo la mitologia popolare, essere soprannaturale immaginato con aspetto femminile o donna reale che svolge un’attività di magia nera e comunque dirige gli eccezionali poteri che le vengono attribuiti ai danni di altre persone.

Precisa intanto per prima cosa che la strega è donna!



La parola "strega", in latino striga, deriva da strix, strigis, che indica un uccello notturno considerato di cattivo augurio ed è un sostantivo femminile; anche in greco strix, strigòs indica lo stesso tipo di uccello, il gufo. Antiche fiabe popolari narravano di questi esseri femminili alati che si aggiravano di notte rapendo bambini e trasformando il latte in veleno, da qui la diceria che le streghe mangiassero i bambini.





Si noti anche però, che sia i gufi che le civette, vengano considerati simboli di sapienza, si pensi alla civetta, animale sacro ad Atena, dea della saggezza, o ai gufi di molte favole, personaggi molto saggi, talvolta permalosi.



Di fatto, l'etimologia della parola strega in molte lingue riconduce alla saggezza: molto particolare la versione francese del termine, sorcière, derivata dal latino volgare sortiarius, colui che trae le sorti, predice il futuro.

La proverbiale saggezza della strega era attribuita ad un patto col demonio, o comunque a loschi affari; la donna non veniva istruita, di conseguenza si pensava non potesse saperne più degli uomini, quanto alle proprietà di alcune erbe, agli infusi, o anche solo delle fasi lunari.



Ci si dimenticava troppo spesso che la donna aveva dentro di sé un ritmo, un ciclo ben preciso, mensile, e che il suo occuparsi dei figli e della casa la portava necessariamente alla conoscenza, all'esperienza, che diventava facile tramandare in linea femminile.

Si credeva però che la donna sapiente fosse tale non in virtù della sua esperienza ma grazie ad un patto col demonio e le immagini che ritraggono donne in compagnia del diavolo non si contano: si immaginava avvenisse in questo modo il sabba, un ritrovo di streghe durante il quale si rendeva omaggio al diavolo. Molte streghe sono tradizionalmente raffigurate a cavallo di capre, il caprone è un animale associato al demonio e prima ancora a Bacco.


Inevitabilmente il tema della strega offre inesauribili spunti per una riflessione sulla figura della donna nella storia scritta sempre dagli uomini.

Il mio lavoro sarebbe stato sicuramente guardato con sospetto dagli uomini colti del Medioevo.

Ma in fondo a me piace pensare che tutte noi donne abbiamo qualcosa di mistico e magico che ci caratterizza e ci differenzia le une dalle altre. Siamo forti, siamo sagge e possediamo delle conoscenze innate che a volte dimentichiamo di avere. Avremmo ogni tanto bisogno di spegnere i rumori esterni ed ascoltarci di più e meglio, di farci guidare dalle sensazioni, dal nostro istinto.

Siamo donne, madri, libere, selvagge e perché no streghe!


Ti saluto con questo breve stralcio dal libro di Clarissa Pinkola Estés – “Donne che corrono coi lupi”

“La donna sana assomiglia molto al lupo: robusta, piena di energia, di grande forza vitale, capace di dare la vita, pronta a difendere il territorio, inventiva, leale, errante. Eppure la separazione dalla natura selvaggia fa sì che la personalità della donna diventi povera, sottile, pallida, spettrale.”







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